martedì 17 luglio 2018

Isola d'Elba in scooter - giugno 2018

24/06/18



Siamo a conclusione di un anno molto triste e complicato, tra lutti e infortuni.

Diversi viaggi sono già sfumati per motivi di salute e di tempo e ora non ce la sentiamo di sprecare anche questi pochi giorni di ferie estive che ci rimangono.

Nonostante la stampella di mia moglie -alle prese con un’algodistrofia- e la mia fascite plantare, decidiamo di partire in sella al nostro scooter per una mèta di mare vicina, senza sbattimenti e che non necessiti di lunghe camminate.

Mi bastano pochi minuti e pochi clic per prenotare una traversata in traghetto per l’isola d’Elba e un monolocale a Capoliveri.

Sarà la nostra prima volta sull’isola; abbiamo smesso di girare l’Italia da qualche anno e questa vacanza ci farà capire che abbiamo avuto torto a snobbare così tanto il nostro Paese.

Eccoci in partenza!




Per evitare possibili piogge previste nel pomeriggio, partiamo al presto da Genova e quindi arriviamo a Piombino con un anticipo mostruoso di 4 ore: niente paura! Alla biglietteria ci dicono che possiamo imbarcarci comunque sulla prima nave in partenza della stessa compagnia (Corsica e Sardinia Ferries) che salperà tra 20 minuti.



Arriviamo quindi sull’isola con 4 ore di anticipo! Grazie ai consigli dettagliati della padrona di casa troviamo subito il monolocale a Capoliveri, a 15 chilometri da Portoferraio. Lasciamo i bagagli e indossiamo il costume per approfittare subito delle spiagge più vicine.

Scegliamo la spiaggia di Barabarca, appena fuori il paese.

Parcheggiamo lo scooter ai bordi di un piccolo parcheggio gratuito anche per le auto e imbocchiamo il sentiero che parte proprio da qui e che porta in un paio di minuti alla bella spiaggia sottostante.

Purtroppo è tardo pomeriggio e la giornata è un po’ velata, quindi dall’alto il colore dell’acqua non è esaltante, ma posso assicurare che facendoci il bagno ci si accorge che è cristallina.

Barabarca




È lunga un centinaio di metri, di sabbia e ghiaia, con un fondale adatto anche ai bambini (almeno la parte più a sinistra della spiaggia e per i primissimi metri). Indosso la maschera e nuoto un po’ più a largo per ammirare il bel fondale roccioso popolato da tantissimi pesci.

Rimaniamo un paio d’ore scarse e poi risaliamo al parcheggio per tornare al monolocale, ma prima ci fermiamo a un supermercato per fare scorte alimentari: quest’anno, oltre alla salute ci mancano anche i soldini, quindi per risparmiare mangeremo quasi sempre in casa.



Quando torniamo in casa sono ormai le 20.00. Abbiamo solo la forza per una doccia, per mangiare e addormentarci.







25/06/18



Dopo un’abbondante colazione saliamo in sella in direzione di Laconella, una bella spiagga sabbiosa,12 chilometri a ovest di Capoliveri.

Un promontorio divide Laconella da Lacona, la spiaggia sorella maggiore, molto più affollata.

Per arrivarci si supera tutto l’abitato di Lacona e si segue l’indicazione di un minuscolo cartello marrone che segnala il camping Laconella: fate attenzione, se non si aguzza la vista può passare inosservato.
Si percorre un breve tratto di sterrato e si lascia il mezzo sul ciglio della strada: inutile dirvi che lo spazio disponibile è poco e conviene venirci presto o meglio con un mezzo a due ruote.
Si scende per due o trecento metri per un agile sentiero (anche per una stampellata) e si arriva in spiaggia.
È decisamente bella, anche se già affollata per i nostri gusti, nonostante sia ancora giugno.
Senza ombrellone rimaniamo al massimo due ore in spiaggia, facendo un bel po’ di snorkeling. Anche qui il fondale è interessante, ma solo nelle parti laterali lambite dai promontori rocciosi.
Noto con un certo sgomento che anche all’Elba arrivano i venditori di cocco bello e asciugamani…


Laconella

Laconella

Laconella

Laconella

sentiero per Laconella

sentiero per Laconella
  

Torniamo a casa per pranzare e riposare e poi nel pomeriggio facciamo una passeggiata nel graziosissimo paesino di Capoliveri.

Capoliveri



Ci incantano i suoi vicoletti e i tanti scorci romantici che regala, i bei negozietti di artigianato ricercato e di originali souvenirs, i tanti bei locali che servono ottimo cibo.






Io rimango affascinato dalla piazzetta principale, dove scopriamo che in serata ci sarà una festa con la musica di una nota emittente radiofonica.

Quindi rientriamo, ceniamo e ci prepariamo per uscire. La serata sarà divertente e mi farà ricordare le feste di paese di quando ero un ragazzino.





26/06/18



Stamattina ci svegliamo con la voglia di macinare chilometri e di esplorare un po’ di più l’isola.

Puntiamo subito verso Procchio, al centro dell’isola nella parte settentrionale. Nonostante da Capoliveri siano solo 22 chilometri, ci si impiega un bel po’ per via della strada stretta e dei Sali-scendi.

Quando arriviamo a Procchio ci rendiamo conto che non è il posto che fa per noi…è una località turistica sovraffollata, con la spiaggia (che a dir la verità è pure banale) soffocata da lidi e ombrelloni.

Ce ne andiamo immediatamente senza fermarci. Proseguiamo la litoranea in direzione ovest e troviamo dopo poche curve la spiaggia di la Paolina, famosa perché qui veniva a prendere il sole Paolina Bonaparte, sorella del famoso Napoleone.

Si scende dalla strada alla spiaggia sottostante attraverso un sentiero scosceso tra gli alberi. La spiaggia è carina e l’isoletta di fronte (raggiungibile con qualche bracciata) è un ottimo elemento scenografico. 

la Paolina

C’è un lido anche qui, ma non rovina la bellezza del luogo.

In prevalenza il bagnasciuga e il fondale sono pietrosi, ma in alcuni punti si trova anche sabbia.

Il fondale è molto interessante per chi fa snorkeling.



Risaliamo in sella dopo un po’ perché la giornata esplorativa prevede la visita di Marciana Marina (6,5 chilometri dopo Procchio). 

panorami

panorami


Siamo perlopiù interessati a scoprire il nucleo più antico del centro storico di Marciana, chiamato Borgo al Cotone.

È un piccolissimo nucleo di variopinte casette color pastello incastonate intorno a un minuscolo molo. I vicoletti sono meravigliosamente abbelliti da fiori, panchine e vialetti acciottolati.

È davvero da vedere! 

Marciana Marina, sullo sfondo Borgo al Cotone


Borgo al Cotone

Borgo al Cotone

Borgo al Cotone

Borgo al Cotone




Ci fermiamo a mangiare uno snack e poi decidiamo di visitare la famosa fonte di Napoleone, in cima a un monte, località Poggio.

Si racconta che il condottiero corso fosse un grande estimatore dell’acqua che sgorgava (e sgorga tutt’ora) da questa sorgente.

Peccato che non riusciamo a trovarla per via di un paio di indicazioni sbagliate che ci hanno dato i passanti.




Decidiamo di tornarcene a Capoliveri, ma il tragitto sarà massacrante per il caldo e la lunghezza del tragitto: circa 32 chilometri da percorrere in quasi un’ora.



A casa collassiamo quasi subito e dormiamo per un bel po’, ma a pomeriggio inoltrato torniamo in spiaggia, questa volta a Zuccale, la spiaggia dirimpettaia di Barabarca, proprio ai piedi di Capoliveri,



Zuccale è più facilmente accessibile di Barabarca per chi ha difficoltà a camminare ed è un po’ più grande. L’acqua è cristallina e il fondale è adatto anche a chi non sa nuotare: infatti è sabbioso e digrada dolcemente. 

Zuccale

Zuccale


Restiamo fino al tramonto e ci godiamo i colori che questo ci regala e il tepore del sole, che a quest’ora diventa gradevole.







27/06/18



Sveglia presto, colazione generosa e via, verso una delle spiagge must dell’Elba: Fetovaia.

La raggiungiamo percorrendo 30 chilometri in direzione ovest, quasi sempre costeggiando il mare.

I panorami che ci regala questo viaggio sono mozzafiato. Io ho notato grande somiglianza con la Corsica.




Data la distanza percorsa, la bellezza della spiaggia e il meraviglioso colore dell’acqua optiamo per il noleggio di un ombrellone, così da poter rimanere più a lungo, senza rischiare un’insolazione.

Il costo del noleggio di ombrellone e due lettini è di circa 25 euro.

Trascorriamo la giornata alternando sonnellini sotto l’ombrellone a lunghi ammolli in un’acqua meravigliosamente celeste, anche se comunque dobbiamo fare i conti con l’affollamento.


Fetovaia

Fetovaia

Fetovaia


Pranziamo al bar del lido e nel primo pomeriggio andiamo a prendere lo scooter per tornare a casa.



Passiamo sopra la spiaggia di Cavoli, che dall’alto sembra ancora più bella di Fetovaia e ci ripromettiamo di venire qui l’indomani: ora siamo troppo stanchi per trovare la forza di scendere a mare.


Cavoli

Cavoli

Cavoli


Torniamo a casa abbastanza tardi. Ci addormentiamo profondamente e poi al risveglio usciamo per andare a passeggio tra i bei vicoli di Capoliveri, dove ci fermiamo in piazzetta per un aperitivo.
Poi, in serata, ceneremo con una pizza.

vicoli di Capoliveri






28/06/18



Stamattina piove: addio bella spiaggia di Cavoli!

Aspettiamo speranzosi che esca il sole, ma nulla…al massimo il cielo resterà opaco e farà freschino.

Non ci resta, quindi, che anticipare ad oggi la visita alla residenza napoleonica di San Martino che avevamo in programma per domani mattina prima dell’imbarco per Piombino.



Le residenze napoleoniche all’Elba sono due, ma una è più facilmente raggiungibile da chi ha problemi a camminare, ed è quella di San Martino, appena fuori da Portoferraio.



Le indicazioni per trovarla sono chiare e ci si arriva in pochissimo tempo da Portoferraio. Si lascia l’auto in un parcheggio a pagamento, ma noi abbiamo lo scooter e parcheggiamo gratis in un posto qualunque.

Il biglietto d’ingresso costa 5 euro (intero), mentre si pagano 8 euro se si acquista il biglietto combinato con l’altra residenza (la Villa dei Mulini).



La residenza è in una posizione panoramica davvero meravigliosa, immersa in un bosco rigoglioso.

Agli occhi dei visitatori odierni si presenta più sfarzosa rispetto ai tempi in cui Napoleone vi trascorse il suo esilio.

Infatti, dopo la sua morte, un suo fedele generale vi aggiunse una galleria monumentale dove raccolse opere d’arte e cimeli appartenuti al grande condottiero.



L’edificio originale era invece un ex ovile, ristrutturato e riconvertito a villino abitativo, non molto grande e dall’aspetto esterno molto semplice.

residenza Napoleonica San Martino

residenza Napoleonica San Martino

residenza Napoleonica San Martino

residenza Napoleonica San Martino



Gli interni invece erano decorati con gusto; mirabili gli stucchi e gli affreschi, soprattutto quelli della sala Egiziana.



Gli arredi presenti oggi non sono originali, ma sono assolutamente coerenti con i gusti dell’epoca.



Andiamo via e riusciamo ad arrivare a casa quando cominciano a cadere le prime gocce di pioggia. Che culo!

Non abbiamo voglia di cucinare e ci concediamo un pranzo a menù fisso a 13 euro in un ristorante molto turistico. In effetti non ne usciremo entusiasti.



Torniamo in camera per riposare e nel pomeriggio usciamo per un aperitivo, l’ultimo della vacanza, nella mia cara piazzetta del paesino. Questo posto mi ha davvero conquistato. Sono cresciuto in un piccolo paese e queste atmosfere me lo ricordano un po’.

Mentre siamo seduti al bar, protetti dagli ombrelloni, comincia a piovere e quindi indugiamo parecchio prima di andar via.



Cogliamo l’attimo e approfittiamo di una tregua che la pioggia ci concede e torniamo velocemente in casa, dove restiamo tutta la sera.







29/06/18



Facciamo i bagagli e con un po’ di rammarico ci dirigiamo a Portoferraio, cercando di imbarcarci prima, per poter essere a Genova nel pomeriggio e non di notte.

Il tempo è beffardo: oggi c’è un caldo micidiale. Uffa!

Riusciamo a prendere il traghetto delle 11.15 e non quello delle 17.30.




giovedì 26 aprile 2018

Marocco agrodolce - gennaio 2018

Marrakech ed Essaouira

Marrakech è tentacolare: ti cattura già da lontano, quando la sogni e la immagini.
E quando ci sei dentro ti stringe tra le sue spire e allora hai due scelte: o soccomberle ed odiarla come si odia un vestito stretto e urticante o capirla, assecondando le forme del tuo corpo alle sue, dimenticando i tuoi schemi mentali e adottando velocemente i suoi, folli e spesso crudeli.
L'imperativo è imparare in fretta a divincolarsi dalla stretta dei suoi tentacoli: impara a schivare i mille veicoli che incuranti di tutto rischiano di travolgerti, ignora i mille adescatori, lotta con i venditori, sopporta i suoi miasmi e tenta di comprendere la precarietà che qui avvolge tutto.
Solo così ti libererai dalla sua stretta.
Ma probabilmente te ne innamorerai, e ti scoprirai comunque vittima, impigliato nella sua fitta rete di piaceri e dolori.


24/01/18
Marrakech

Questa volta parto con un collega poco più giovane di me, Massimiliano.
Si viaggia come al solito con Ryanair, alla volta del lindo e modernissimo scalo marocchino di Marrakech - Menara: appena 60 euro per andata e ritorno e poco più di tre ore di volo.
Subito prima di toccare terra si ammira un panorama mozzafiato: la città nuova con sullo sfondo le cime dell'Alto Atlante innevate, davvero un'immagine da cartolina. Decido di scattare una foto dalla scaletta dell'aereo, ma faccio un'amarissima scoperta: la fotocamera non funziona e non funzionerà per tutta la durata della vacanza. Per fortuna viviamo nell'epoca degli smartphone e almeno qualche scatto lo porterò comunque a casa.
Potete immaginare con che morale abbia messo piede in città. Ero arrabbiatissimo!
Ero talmente furioso che non sono nemmeno riuscito a godermi la magnifica sensazione del sole caldo sulla pelle in pieno gennaio (il termometro segnava 25 gradi).
Prendiamo un taxi che ci estorce 20 euro per portarci, però, fin quasi alla porta del nostro riad.

E qui il primo approccio con il modo di sopravvivere di tanti disperati  (o perdigiorno): appena si scende dal taxi si viene assaliti da giovanotti che insistentemente pretendono di accompagnarti al riad in cambio di una mancia. A volte sono utili perché Marrakech è effettivamente un labirinto inestricabile, ma possono risultare fastidiosi con i loro modi assillanti e pretenziosi.
Alla fine, nonostante i nostri rifiuti, ci vengono dietro e protestano per la mancia, a loro dire insufficiente. Vorrebbero 10 euro per i pochi passi fatti con noi. Roba da matti.
Se non si desiderano questi servigi bisogna rifiutare con molta decisione, a costo di sembrare sgarbati, perché altrimenti non ve li togliete di torno e potrebbero rovinarvi la permanenza.
Scopriremo in fretta che non appena si apre una mappa si viene assaliti da questi scomodi individui.
Le mappe comunque non servono a nulla. Non ci sono da nessuna parte i nomi delle vie (secondo me le indicazioni vengono tolte apposta per disorientare i turisti e incrementare questa losca industria); io consiglio o di assumere una guida locale (che comunque vi porterà sicuramente a fare shopping nei negozi degli amici e a mangiare nei ristoranti dei parenti) o di comprare una sim con traffico dati, così da utilizzare senza problemi Google Maps per orientarsi.
La difficoltà di orientarsi, unita a questi disturbatori sarà il motivo per cui gran parte del tempo l'abbiamo persa a girare senza méta per i vari suq (comunque è un'esperienza appagante) anziché visitare le attrazioni più blasonate. Le poche che abbiamo visitato le abbiamo trovate per pura fortuna.

Chiusa parentesi...entriamo nel riad (Riad Chafia - Indirizzo: 15 Derb El Firane, Riad Laarous, Marrakech 40000) e veniamo calorosamente accolti dallo staff. Il check-in avviene con calma, seduti a un basso tavolino davanti ad una tazza di tipico tè alla menta bollente e dolcissimo (il primo di altri mille in questi pochi giorni).
Consiglio questo riad per la pulizia, il silenzio e il bellissimo arredamento etnico.


la stanza

riad Chafia, particolare

riad Chafia

riad Chafia

riad Chafia - sala clazione...in attesa

I riad sono le tipiche abitazioni antiche marocchine: palazzotti a due piani che si sviluppano intorno ad un cortile centrale. Le pareti perimetrali dell'edificio fungono anche da muro di cinta e gli ingressi sono solitamente stretti: in pratica i riad erano piccoli fortini in cui rifugiarsi dal caos e dai pericoli dell'esterno. I cortili centrali erano spesso adornati da piante e fontane, divanetti e piccoli orti. Al piano basso erano sistemate la cucina, la dispensa e le sale per la vita sociale della famiglia, mentre al piano alto c'erano le camere da letto; ancora più su, le terrazze, dalle quali ammirare i tetti della città.

Oggi queste antiche e preziose dimore vengono restaurate e convertite in strutture ricettive di charm, quasi sempre però grazie ad investimenti stranieri, a scapito dell'economia dei locali.

Ci prendiamo giusto qualche minuto per rinfrescarci ed usciamo subito.
Non facciamo in tempo a metabolizzare lo shock culturale, ad assorbire gli odori e ad apprezzare i mille scorci da cartolina, che dobbiamo subito inasprire i nostri volti per scoraggiare i mille importunatori.
Non da meno è il pericolo dei motorini e dei carretti trainati da asini o cavalli che, come ho già detto prima, non si arrestano davanti a niente. Per non essere travolti bisogna ricordarsi di camminare tenendo la destra.
Le stradine principali della medina sono abbastanza larghe, ma se ci si addentra nei suq si restringono parecchio e camminare tra bancarelle, fango, migliaia di persone, motorini e carretti diventa quasi un'impresa sportiva.







Faccio una foto ad una vetrina di dolciumi e vengo subito piacevolmente abbindolato dal proprietario e mi ritrovo in un attimo con in mano un pacco strapieno di dolcetti per 50 dirham (1 euro = circa 11 dirham). Sono davvero una bontà, io adoro i dolciumi della tradizione islamica: un tripudio di miele, frolla e frutta secca.



Dopo un bel po' di giri a vuoto tra viuzze colme di ogni oggetto utile ed inutile che si possa immaginare, dove bisogna districarsi tra notevoli pezzi di artigianato e le solite cineserie, troviamo il centro nevralgico di Marrakech: Piazza Jamaa el Fna.



Descriverla è difficile. È uno dei luoghi più strani, affascinanti e controversi che abbia mai visto.
Ad ogni ora del giorno e della notte è gremita da migliaia di persone e il baccano è indescrivibile!
Il vociare della gente del posto e dei turisti si mischia alle urla dei saltimbanchi, dei cantastorie e dei venditori di qualsiasi cosa: cellulari rubati, finti orologi di lusso, droghe, succhi di frutta, cibo, souvenirs e tanto altro.
La musica ipnotica proveniente da diversi gruppi di musicisti gnawa sovrasta e confonde tutto.
Si tratta di un tipo di musica dal ritmo forsennato, ossessivo e quasi da stato di trance, tipica delle zone subsahariane del Marocco. È una musica di origine rituale, usata per invocare gli spiriti durante le cerimonie. Viene suonata con tamburi, tamburelli, nacchere, flauti e strani strumenti a corde simili a cetre e liuti.




Ovviamente, intorno a queste orchestrine gravitano individui che raccolgono le offerte, così come varie offerte vi verranno chieste dagli incantatori di serpenti (serpenti che avrebbero bisogno di essere rianimati, più che incantati da uno che gli suona il piffero in faccia), ammaestratori di scimmiette e falconieri.
Non parliamo poi delle condizioni degli asini (che qui ancora sono un mezzo di trasporto e da lavoro molto in voga) o dei cavalli, che vengono usati per trainare le carrozze con le quali si portano a spasso i turisti lungo le mura della città vecchia, in mezzo ad un traffico assurdo.
Incrociare lo sguardo di questi poveri animali è davvero triste: è un salto in un baratro di schiavitù e sofferenze. Per me è stato difficile voltarmi e ignorare...ma qui gli animalisti non sono contemplati.



Oltre al chiasso incessante, ciò che si ricorda della piazza sono gli odori provenienti dai mille banchi di frutta e spezie, che la sera vengono sostituiti da ristoranti ambulanti che grigliano, cuociono e friggono all'aperto, con gli inservienti che promettono "No diarrea!"...
...si ritorna in albergo inesorabilmente puzzolenti di fumo.
Ovviamente dovrete fare dribbling tra i mille adescatori di clienti di questi strani ristoranti, che per nome hanno un numero (stand n. 1,2,3 ecc).

Tutto intorno alla piazza è un susseguirsi di ristoranti e caffè che si sviluppano su più piani terrazzati, da cui ammirare in relax la psichedelica baraonda che pulsa di sotto.

Ormai confusi e disorientati ci infiliamo in uno dei mille suq a cui si accede dai numerosi varchi che circondano la piazza.
Dapprima rimaniamo in zone battute dal turismo, dove si trovano gli oggetti di raffinato artigianato (tappeti, ferro battuto, ceramiche, legno), ma poi via via ci perdiamo e finiamo in vicoli squallidi, dove non si incontrano stranieri e la reale povertà del posto viene a galla.



Si susseguono mercati di cenci, di "ravatti", di verdure flosce e frutta ammaccata, di pesce maleodorante e, addirittura siamo finiti in un cortile chiuso su tre lati, dove lungo questi lati c'era un'infilata di vari box dove erano ammassati centinaia di polli, tacchini, conigli e tartarughe vivi, stipati in piccole gabbie. L'odore nauseabondo che ammorbava l'aria è indescrivibile, ma la cosa più sconcertante è stato vedere i venditori di queste povere creature, che tranquillamente scalzi, sedevano e camminavano lì, passando la vita tra lo sterco, la puzza e le piume volanti.

Scappiamo letteralmente da questo posto, ma ormai ci siamo persi. Vaghiamo senza sapere minimamente dove ci troviamo, senza possibilità di usare la mappa (appena la prendiamo arrivano i rompiscatole), con l'unica speranza di imboccare qualche strada animata. Siamo ormai lontani dal clamore dei suq, questo sembra un quartiere residenziale abbastanza squallido... Qui ci sono solo bambini che giocano per strada e capannelli di giovinastri che ci guardano male e che ci dicono costantemente che la strada è chiusa e ci mandano di qua e di là.
La cosa ci sembra assurda, ma non lo è. (Studiando poi la mappa noteremo che la città è piena di vicoli ciechi).
Chiediamo indicazioni a qualche donna, ma anche loro faticano a suggerirci la strada per la grande piazza...ci sembra strano, ma la medina è realmente un labirinto intricatissimo e dare indicazioni in una lingua straniera non deve essere semplice.

Alla fine, dato che sta arrivando il buio e non ci sembra il caso di rimanere a lungo qui, ci arrendiamo e ci consegniamo spontaneamente ad uno di quei perdigiorno.
È un po' in botta, dato che si stava fumando una canna (in barba al divieto coranico) e gli diciamo di portarci in piazza Jamaa el Fna. Nel frattempo si "chiacchiera" e lui ci offre erba e hashish. Ovviamente rifiutiamo, ma volendo a Marrakech la si trova come niente.
Una volta giunti nei pressi della piazza, lui non vuole proseguire, indicandoci approssimativamente la strada, ma noi invece insistiamo: non abbiamo voglia di perderci ancora, data la stanchezza. Ci mettiamo d'accordo: lui andrà avanti cinque o sei metri e noi lo seguiremo. La mancia sarà metà adesso e metà alla fine.
Ci spiega che la polizia lo punirebbe severamente per questo comportamento: è vietato a chi non è una guida autorizzata farsi pagare dai turisti per accompagnarli, ma ovviamente è un divieto facilmente aggirabile. Nel frattempo si aggrega anche un altro al nostro primo cicerone...poi credo si spartiranno la mancia.
Dal nostro punto di vista è assurdo, ma se ci si mette un attimo nei loro panni si capisce che i turisti siano una risorsa importante per questi ragazzi: magari grazie alla nostra offerta stasera porteranno da mangiare a casa...o potranno comprarsi il prossimo spinello.
Preferisco pensare alla prima opzione.

Arriviamo infine alla piazza ed ora riusciamo ad orientarci meglio. Torniamo al riad presto e non usciremo neanche per cenare. Siamo stanchi del viaggio e infastiditi da questa accoglienza.
Comunque siamo ancora sazi dei mille dolcetti acquistati nel pomeriggio e quindi preferiamo passare la serata a studiare (inutilmente) la mappa della medina e a ridere delle disavventure.

Diciamo, che per oggi, Marrakech ci ha stregati ed irritati. Speriamo che domani vada meglio. 



25/01/18
Marrakech

Stamattina fa freschino e non appena mettiamo piede fuori dal riad veniamo abbordati da uno che ci saluta come se ci conoscessimo da tempo...dice di lavorare all'hotel, ma noi non ce lo ricordiamo. Passa un suo conoscente e lui ci dice di seguirlo, perché oggi c'è l'imperdibile asta alle concerie.
Non so perché, ma in un attimo ci ritroviamo a seguire questo sorridente amicone... Dopo qualche minuto passato dietro a sto tizio che camminava veloce, facendoci allontanare dalla medina, lo mando a quel paese. Mi arrabbio davvero tanto perché sti personaggi rischiano di rovinarci la vacanza. Decidiamo quindi di diventare spietati e mandare letteralmente a ******* chiunque da adesso in poi ci si avvicini.
E vi consiglio di fare così fin dal primo minuto che mettete piede a Marrakech.

Non abbiate paura però di venirci, nessuno vi importunerà più del necessario e questa usanza è tipica solo delle medine di Fes e Marrakech...nelle altre città questo fenomeno è quasi assente.

Torniamo sui nostri passi e ci troviamo davanti l'ingresso del Jardin Secret (Rue Mouassine. 121 - aperto tutti i giorni) uno dei più grandi e antichi riad della Medina di Marrakech.
L'ingresso è a pagamento (50dh); il posto è carino e rilassante. Regna tranquillità e silenzio (per lo meno arrivando presto al mattino), i giardini sono rigogliosi, curati e popolati da tanti uccellini che con il loro cinguettìo, unito al gorgoglìo dell'acqua, crea un'atmosfera da oasi.
Oltre ai due patii (abbelliti da piante, gazebi, panchine, vialetti e fontane) si può visitare la terrazza, che offre una bella vista sui tetti dei dintorni: il panorama è molto affascinante.
Il progetto di recupero e restauro di questo edificio (un tempo abbandonato ed in rovina) parla soprattutto italiano.







Dopo un po' usciamo e proseguiamo la visita della medina, ovviamente ciondolando tra i tanti suq, accorgendoci che alla fin fine esiste un senso logico...oltre alle zone super turistiche dove i negozi sono solo un ammasso di paccottiglie varie, ci sono stradine in cui si concentrano i conciatori, i falegnami, gli orefici, i venditori di spezie, ecc. Se si vuole artigianato autentico è meglio comprare qui, magari in una bottega dove si vede realmente l'artigiano che lavora i materiali.

Torniamo ancora in piazza Jamaa el Fna e ci lasciamo incantare di nuovo dalla sua follia, ma poi proseguiamo per un bel vialetto ampio e alberato, dove stazionano le carrozze usate per scarrozzare i turisti -attaccate a poveri cavalli sporchi, magri, stanchi e maltrattati-. Se avete un minimo di cuore, evitate di alimentare questo squallido businness...così come vi prego di non farvi fotografare con le scimmiette o i serpenti. Le scimmiette le ho viste urlare di paura e di dolore.

Comunque arriviamo ai piedi del maestoso minareto della moschea della Koutoubia, l'edificio religioso principale della città (la sala della preghiera può ospitare fino a 20mila persone), non visitabile dai non musulmani.
In Marocco sono pochissime le moschee accessibili ai non islamici. Fa parte fortunatamente di questa eccezione la meravigliosa moschea di Hassan II a Casablanca.
L'inizio della costruzione della moschea di Marrakech risale al 1120, ma nei secoli fu rimaneggiata più volte.
Il minareto quadrato (secondo la tradizione islamica occidentale) è addirittura antecedente alla moschea stessa ed è uno dei  più belli del mondo islamico.



L'altezza misura 69 metri e ogni lato 12,80. Le proporzioni sono così armoniose che è stato usato come modello di riferimento per la costruzione del famoso minareto di Siviglia, oggi campanile della cattedrale, conosciuto col nome di Giralda (per leggere il nostro diario di viaggio di Siviglia 2012 clicca qui).
Ammiriamo questo imponente ed elegante edificio, circondato da una grande piazza e bei giardini curati.
Camminando lungo le mura esterne della medina (dove rischiamo di essere investiti da automobilisti imbecilli ed incuranti di ogni regola e privi di buonsenso) ci rendiamo conto che la Marrakech moderna è parecchio diversa da quello che si vede nella parte antica. È attanagliata dal traffico e nonostante il carattere africano, è simile ad una città occidentale.

Arriviamo ad una porta monumentale, uno dei 19 ingressi alla medina, la Bab Agnau, a pochi metri dalla quale si trovano le tombe Saadiane. Paghiamo il biglietto d'ingresso dal prezzo popolare (10 dh) ed entriamo in questo mausoleo.



Qui sono sepolte circa 60 persone appartenenti alla dinastia Sa'adiana del Sultano Ahmad Al-Mansur al-Dahabi (il sesto della dinastia, nonché il più famoso); tutte queste sepolture risalgono al periodo compreso tra il 1578 e il 1603.
Rimasero dimenticate fino ai tempi recenti: vennero riscoperte nel 1917 e restaurate dal ministero dei beni culturali del Marocco. Oggi sono una delle attrazioni principali della città.
Belle le stanze dove sono tumulate le salme delle persone più vicine al sultano, ricche di stucchi, legni intagliati e candido marmo di Carrara.

tombe Saadiane

tombe Saadiane, particolare del soffitto

Consiglio di venirci presto la mattina, così da godersi di più la tranquillità con cui andrebbe visitato e per avere più tempo per ammirare i bellissimi motivi decorativi delle maioliche e dei giochi di luce che queste producono. Gradevoli anche i giardini.

Abbiamo decisamente un po' di sfortuna in questi giorni: la vicina Madrasa (o Medersa, come la chiamano qui) Ben Youssef è chiusa per restauro.
È una scuola coranica, nonché l'unico edificio religioso di Marrakech aperto al pubblico. La costruzione di questa struttura (che viene descritta come meravigliosa) fu terminata nel 1565 e i lavori furono commissionati dal sultano sa'adiano Abd Allah al-Ghalib. Purtroppo non posso descriverla, ma da quanto ho appreso dalle guide cartacee e in rete, sono famose le decorazioni a stucco delle pareti che in ottemperanza ai dettami coranici non comprendono motivi antropomorfi, ma solo figure geometriche e floreali. Come altrettanto famosi sono la grande sala di preghiera a tre navate e il grande bacino per le abluzioni, posto al centro di un bel cortile.
La scuola poteva ospitare fino a 900 studenti, che ovviamente risiedevano qui durante gli studi.

Vogliamo tornare al riad per riposarci un po', ma prima ci fermiamo in un fast food marocchino e mangiamo dell'ottimo cous cous alle verdure e del pollo alla griglia spendendo pochissimo.
Neanche il tempo di uscire dal fast food, che le mie gambe mi portano autonomamente in una pasticceria lì a fianco. La gentile commessa mi riempie un vassoietto di prelibatezze e così rientriamo felici in camera.




Ma prima un'altra sosta: prenotiamo per l'indomani un'escursione a Essaouira. In tutta la città troverete agenzie che propongono gli stessi tour. Una vale l'altra e i prezzi credo siano standard.
Ci accordiamo col tizio che verrà a prenderci dal riad domani mattina alle 08.20 e che ci accompagnerà ad un punto di ritrovo. Paghiamo la caparra e domani daremo il saldo.

Ci riposiamo un po' e poi prima del tramonto usciamo nuovamente, decisi ad immergerci in quel pazzo carrozzone che è piazza Jamaa el Fna.

Siamo decisi a prenderci un tè su una delle terrazze che si affacciano sulla piazza, un'esperienza descritta da ogni guida come imperdibile.
Scegliamo il Cafè de France, uno dei locali storici e più in voga del posto. È un locale gigantesco, a più piani, con in cima una grande terrazza. Noi, ovviamente, saliamo in terrazza e prendiamo posto in uno dei pochi tavolini ancora liberi.



Il tramonto ammirato da questa posizione privilegiata è un rito imperdibile e quindi il Cafè viene preso d'assalto verso quest'ora, sia da turisti che da locali. Tra tutti è un'esplosione di fotografie.

Guardandola dall'alto Piazza Jamaa el Fna mi è sembrata un immenso cuore pulsante in fibrillazione.
Sentivo di stare ascoltando non solo il battito della città, ma dell'intera Africa sahariana, di essere finito nel famoso ombelico del mondo.
Mille facce di razze diverse, lingue e dialetti antichi e incomprensibili, canti e suoni di provenienza lontana nel tempo e nello spazio. Religioni e culture sconosciute e misteriche. Odori di spezie, sorrisi, povertà, piaceri e fastidi.
Piazza Jamaa el Fna è una di quelle cose che bisogna assolutamente vedere nella vita: è come aprire contemporaneamente un libro di storia, geografia, religioni e antropologia.



Il baccano delle voci di migliaia di persone e dei tanti musicanti giù di sotto si mescola agli effluvi e al fumo dei ristoranti ambulanti della piazza e tutto pian piano si tinge di rosa e d'arancio e infine di rosso, man mano che il sole cala.



Ad un certo punto tutto si ferma e cala il silenzio: si sente il primo richiamo di un muezzin che chiama a raccolta i fedeli. Dopo pochi istanti si aggiungono i canti di altri muezzin da tanti altri punti, che si mischiano tra loro, creando una confusione che disorienta ed incanta. Il suono ancestrale ed incomprensibili di queste voci stonate diventa ipnotico e ammirare la piazza che si blocca in nome di Allah è suggestivo.
È il ricordo più bello e vivo che ho di Marrakech e credo che questo momento valga tutto il viaggio.



Scendiamo dalla terrazza per mescolarci alla vita della piazza...ad un paio di metri da noi avviene anche un incidente tra due motorini: deve essere abbastanza frequente dato i modi assurdi che hanno di guidare...e ci è andata bene: potevamo essere travolti. Entrambe le controparti finiscono in terra, ma nessuno si fa male e la questione viene risolta con un paio di spintoni, senza burocrazia.

Ci avviciniamo al riad e intanto cerchiamo un posto dove cenare.
Dato che ci siamo passati mille volte davanti in questi giorni, scegliamo il ristorante Ben Youssef in Riad Laarouss Rue Sidi Abdellaziz 98, un ristorantino semplice con una splendida terrazza
dalla quale si ammira tutta la medina.
Nonostante il riscaldamento con i funghi a gas, in terrazza all'aperto fa freschino e optiamo per la sala
sottostante. Una sala dai colori caldi e arredata in tipico stile marocchino: intorno ai tavolini ci sono
pouf e divanetti bassi e non le solite sedie. L'atmosfera è molto conviviale.



ristorante Ben Youssef

ristorante Ben Youssef

Ordiniamo tajine e cous cous di verdure e le mangiamo di gusto, mentre accanto a me prende posto
un suonatore di una specie di chitarra che ci intrattiene con un sottofondo dai tipici suoni di questa parte di mondo.



26/01/18
Essaouira

Oggi ci svegliamo prestissimo, dato che dobbiamo prepararci per l'escursione a Essaouira.
Facciamo frettolosamente colazione da soli, senza i nostri commensali spagnoli, messicani, norvegesi e francesi che abbiamo conosciuto ieri e come sempre speriamo che il nostro caro factotum (molto simpatico e gentile, per carità) si sia lavato le mani stamattina, prima di prepararci le pagnottelle e la macedonia. Quando ci serve i piattini e la spremuta, infatti, sfodera tutto fiero dita e unghia nerissime... Tra sguardi preoccupati e risatine isteriche mandiamo giù tutto. Io butto giù anche il mio solito imodium, bagnato da una fialetta di enterogermina: oggi ci aspettano ore di pulmann...non si sa mai...

Joseph, l'omino dell'agenzia di escursioni è puntualissimo quando suona al campanello del riad. 
Ci porta al luogo dell'incontro, poco lontano, dove vengono a prelevarci due tipi con un furgoncino con i sedili ballerini. Prima di salire versiamo il saldo per la gita e cominciamo subito a pentirci di dover affrontare un viaggio di tre ore su dei sedili che si catapultano in avanti ad ogni frenata.
Per fortuna non è così: con questo furgoncino ci portano nella piazza principale, dove ci fanno salire su un pulmino molto più confortevole. In tutto siamo una dozzina di persone.
Saremo fortunati: troveremo una bellissima giornata ad Essaouira, mentre a Marrakech piove.

Il viaggio è lunghetto rispetto ai pochi chilometri da fare...uscire da Marrakech è un'impresa: il traffico è intenso, ma abbiamo l'occasione di osservare zone della città che non avevamo ancora visto.
L'occidentalizzazione ha preso molto piede al di fuori della medina e dei quartieri più popolari. Sembra che ci sia un grosso benessere per un bel po' di gente...auto costose, edifici scintillanti, cinema, casinò, hotel di lusso, centri commerciali...ma appena ci si allontana dal perimetro di questa enclave danarosa europea, si torna in Marocco, con i suoi paesaggi sabbiosi, rugginosi, difficili e affascinanti.

Attraversiamo diversi chilometri di campagne e numerosi paesi. Vediamo le tipiche caprette abbarbicate sui rami degli alberi di argan e qualche dromedario qua e là.



Immancabilmente l'autista ci informa che prima dell'arrivo a Essaouira ci fermeremo per una sosta di 15 minuti in una cooperativa femminile di produttrici di olio di argan. 
Con tutto il rispetto per queste donne che hanno trovato una via per l'indipendenza economica, ma io odio queste soste inutili e buone solo per cercare di vendere qualcosa ai turisti.
Non può fregarmene di meno di vedere due vecchiette che sbucciano sti semi e allora invece di stare ad ascoltare le mirabolanti avventure dell'olio di argan e delle sue produttrici, trovo un cagnolone da coccolare ed aspetto che questa perdita di tempo (ben oltre la mezz'ora) abbia fine.



Già il tempo del viaggio è superiore al tempo da spendere in città...poi lo sprechiamo così...

Finalmente si riparte e dopo ancora una mezz'ora arriviamo ad Essaouira: sono emozionato perché mi emoziono ogni volta che arrivo in una città che affaccia sull'Atlantico. L'oceano mi dà una sensazione di immensità sconfinata.
Essaouira è stata anche il set naturale di molti film famosi, uno fra tutti "Le Crociate" di Ridley Scott e volevo riconoscerne i luoghi delle ambientazioni.
Essaouira vuol dire "la ben disegnata" e il motivo appare subito all'occhio: dimenticatevi l'intricato dedalo di stradine labirintiche di Marrakech e di altre medine marocchine. Qui il centro storico, racchiuso da fortificazioni, presenta un reticolato ortogonale con strade rettilinee di chiaro stampo europeo. Furono infatti i francesi a disegnarlo e costruirlo così nel XVIII secolo, su ispirazione delle fortificazioni di Saint Malò.
Effettivamente la medina si gira bene a piedi, senza perdersi e nessuno ti assale per venderti qualcosa o per accompagnarti qua e là.
La mentalità degli abitanti di Essaouira è più multiculturale: sono tanti gli occidentali che hanno scelto questa città per vivere. Negli anni '60 e '70 era una famosissima mèta di comunità hippies, attirate dalla presenza di personaggi del calibro di Jimi Hendrix, Frank Zappa e Bob Marley che qui venivano a cercare ispirazioni dalle sonorità Gnawa. Ancora se ne vede qualche sparuto gruppetto che suona per strada per racimolare qualche soldo, ovviamente con tanto di rasta e cani al seguito.
Mi ha colpito il candore (ovviamente scrostato dalla salsedine e dall'incuria) di tanti edifici con le imposte blu...impossibile non pensare un po' alle Cicladi.




Il pulmino ci lascia al limite della zona pedonale di quello che immagino sia il centro storico, in prossimità di Place Orson Welles, una sorta di giardinetti al limitare delle mura di cinta della città vecchia.



Di qui si arriva subito all'adiacente piazza Moulay el Hassan, un grade spazio arioso affacciato sull'oceano su due lati, ornato da cura merlate ad est e con la città alle spalle, anticipata da edifici bassi di stile coloniale, sicuramente usati in passati come uffici doganali o di rappresentanza dalle autorità locali francesi; non so perché ma il posto mi ricordava immagini di America Latina, tipo il Perù. Boh.



Anche qui giriamo senza sapere bene dove, curiosando tra i suq più o meno belli, tra botteghe artigiane più o meno autentiche e tra bar più o meno eleganti.
Arriviamo alla qasba (o kasba), ovvero la cittadella fortificata a difesa del porto, dove una lunga infilata di cannoni spagnoli originali del XVII e XVIII secolo ne testimonia l'importanza strategica.
Qui riconosco un set del film "Le Crociate", il panorama inconfondibile che vedo di sotto è stato usato come il porto di Siracusa, da dove i crociati partivano per la Terra Santa.











Arriva l'ora di pranzo e scegliamo per caso un ristorante che ci regalerà (nonostante la lentezza estenuante del servizio) delle vere gioie. Ormai stanchi di camminare siamo stati attirati dall'ambientazione particolare di questo ristorante, nella corte interna di quello che sembrava un caravanserraglio. Il ristorante è il Au Bonheur des Dames. Consigliatissimo.










Ci accomodiamo e ordiniamo una marea di roba...ora non ricordo nemmeno cosa, ma ricordo quante volte abbiamo esclamato: "ma che buono!"
Unica pecca il servizio lento, che ci fa sprecare più di un'ora, comunque nel frattempo ci riposiamo e poi torniamo alla scoperta dei vicoletti e del maleodorante porto.








Raggiungiamo ancora la kasba, facciamo qualche acquisto e poi andiamo in spiaggia: una spiaggia immensa e sferzata dal vento.









Essaouira mi è piaciuta molto di più di Marrakech. Soprattutto per la gente meno invadente.

Arriva finalmente il pulmino a riprenderci e torniamo a Marrakech. I 230 kilometri vengono percorsi in tre ore abbondanti: i limiti di velocità sono rigidi e poco permissivi.
Quando scendiamo dal pulmino, direttamente a Jamaa el Fna, è già sera. Solito giro, con la consapevolezza che è la nostra ultima sera qui e poi ci avviciniamo al riad, decisi a fermarci a mangiare in qualche ristorantino nei dintorni.
Ne scegliamo uno a caso a due passi dal nostro alloggio dove mangiamo falafel e pollo alla griglia.
Torniamo stanchissimi in camera, ma prima, il factotum del riad ci invita a bere un po' di vino.


27/01/18
Marrakech

Ultima mezza giornata qui in Marocco. E la concluderemo con un'esperienza tipica che non può mancare in un viaggio in questa terra: l'hammam.
Nei giorni scorsi siamo riusciti a prenotare un trattamento base presso l'hammam Les Bains De Marrakech. Il trattamento include 45 minuti di hammam e uno scrub tradizionale effettuato con sapone nero e guanto di kessa e costa 220 dinari a testa, ma i trattamenti e i massaggi tra cui scegliere sono tantissimi e con prezzi che oscillano dai 220 dhs ai 1000 e più.
Ricordatevi di portare il costume da bagno (ciabatte e asciugamani vi verranno fornite) e soprattutto di prenotare con almeno un paio di giorni di anticipo: è uno degli hammam più famosi e ambiti della città, soprattutto dagli stranieri.

L'arredamento tradizionale è veramente bello e curato fin nei minimi dettagli, l'ambiente è pulitissimo e lo staff (tutto femminile) professionale e gentile.

Il caldo nella stanza dell'hammam è micidiale e l'umidità è al 100%. Massimiliano stenta a resistere, quando alla fine entrano due signore che ci ordinano di darci una sciacquata (siamo sudatissimi) e cominciano a frizionarci energicamente con il ruvidissimo guanto di kessa e il sapone nero (ottenuto dalle olive).
La sensazione è a metà tra il piacevole e la tortura. Alla fine del massaggio Massimiliano rimarrà spellato (ahahahah). 
A questo punto veniamo fatti accomodare su due lettini in un'area relax e ci vengono offerti tè e biscotti. La musica è quella giusta per rilassarsi, peccato che da qualche parte nella stessa sala, ma nascosta dai separè ci sia una vecchiaccia spagnola che non fa altro che parlare ad alta voce con suo marito, che scemo più di lei non le dice mai di chiudere il becco.
Alla fine dei 45 minuti torniamo negli spogliatoi e ci facciamo la doccia. Indubbiamente siamo rigenerati.

Ora gli ultimi acquisti di souvenirs, un pranzo veloce in una paninoteca e poi corriamo al riad a prendere i bagagli. Alle 15,25 abbiamo appuntamento con un tizio (amico del factotum) che ci farà da taxi.
Lui arriva puntualissimo (secondo me ha aspettato davanti al portone fino alle 15,25 esatte prima di suonare...) ed è molto gentile. Non chiede nemmeno una tariffa: si affida alla nostra magnanimità, ma gli sganciamo solo 10 euro...dobbiamo cominciare ad ammortizzare le spese precedenti.

Una volta in aeroporto ci metteremo una vita a passare i controlli: quindi non menatevela, i controlli sono tanti e lunghi e l'aeroporto è affollatissimo Andateci prima e non perdete tempo in chiacchiere.

Buon viaggio!